COMPRARE INFORMATI

Riporto una parte di un interessante post del blog di Jacopo Fo.

Si parla della Chiquita: "compagnia statunitense con sede a Cincinnati, nell'Ohio, specializzata nella produzione e nella distribuzione di banane e altri prodotti di marchi diversi riuniti sotto il brand di Chiquita.
L'azienda e' leader nella distribuzione delle banane negli Stati Uniti d'America dove e' anche tra i maggiori finanziatori dei partiti statunitensi (nel 2002 ha speso 25mila dollari interamente versati al partito Repubblicano).
Con 2,3 miliardi di dollari di fatturato e circa 30.000 dipendenti tra permanenti e stagionali (anno 2002, fonte: Guida al Consumo critico) controlla il 25% del mercato mondiale della banana (provenienza Centro America e Ecuador)."
E' coinvolta in tutto. Intrighi internazionali, scioperi repressi nel sangue, corruzione, scandali e colpi di stato. Utilizza massicce quantita' di pesticidi, erbicidi e insetticidi. Approfitta della sua posizione di potere per imporre prezzi molto bassi alle aziende agricole da cui si rifornisce. Nel 1994 il sindacato SITRAP ha denunciato l'esistenza di squadre armate all'interno delle piantagioni in Centro America e in Ecuador.
I lavoratori sono sottopagati, senza alcuna assistenza medica. Le attivita' sindacali sono represse talvolta con la forza.

 

No alla legge Levi-Prodi

Posted In: . By marco

Riporto il testo della petizione contro la proposta di legge Levi-Prodi, che rischia di costringere la maggior parte dei blog alla chiusura.
Potete firmare qui.

La legge Levi-Prodi prevede che chiunque abbia un blog o un sito debba registrarlo al ROC, un registro dell’Autorità delle Comunicazioni, produrre dei certificati, pagare un bollo, anche se fa informazione senza fini di lucro.
I blog nascono ogni secondo, chiunque può aprirne uno senza problemi e scrivere i suoi pensieri, pubblicare foto e video.
L’iter proposto da Levi limita, di fatto, l’accesso alla Rete.
La legge Levi-Prodi obbliga chiunque abbia un sito o un blog a dotarsi di una società editrice e ad avere un giornalista iscritto all’albo come direttore responsabile. Il 99% chiuderebbe.
A fronte di questo chiediamo al dott. Levi e al dott. Prodi e al governo tutto di impedire che la legge Levi-Prodi venga approvata così come attualmente formulata e che venga modificata negli art. 2, art.5, art. 6 e art. 7 nonchè in tutti quegli articoli che possano impedire a tutti i possessori di blog presenti su internet di continuare ad operare senza restrizione alcuna come garantito dall'art. 21 della Costituzione Italiana che riguarda la libertà di espressione che tale legge,se approvata comprometterebbe gravemente.

 

Mi sveglio presto per sbrigare delle cose e a darmi il buongiorno trovo un biglietto di mia madre "La mia macchina non è partita, ho preso la tua".
I pensiero: "Nooo!!! E mo' che faccio?!"
II pensiero: "E se prendessi l'autobus?"
III pensiero: "Posso andare in bici... Ma è lontano, è fuori città, mi ci vorrà tutta la mattina, arriverò sudato e con l'affanno..."
IV pensiero: "Ma siiiì, posso andare in bici! Vado in bici!"

Esco intorno alle 10.
Pedalo, attraverso il centro... Faccio la prima cosa.
Riparto, ora si va fuori città, non molti chilometri... A un incrocio c'è un signore anche lui in bici. Lo supero e vado avanti. Dopo qualche metro mi raggiunge di nuovo e mi grida qualcosa tipo "65 anni e guarda come ti sorpasso".
Poi però rallenta un po', mentre io tengo la mia pedalata. Lo supero ancora e lo guardo sorridendogli. Mi urla ancora "Vai, vai che sei giovane!!"
Lo lascio dietro di pochi metri e poi rallento: sono arrivato. Mi raggiunge e mi giro a salutarlo con la mano. "Ciao, ciao! Buon lavoro..." mi augura mentre continua a pedalare.

Questo è il racconto breve della mia mattinata. Ecco come avrebbe potuto essere senza l'imprevisto iniziale: "Mi alzo, faccio colazione, mi lavo e mi vesto, scendo da casa, prendo la macchina. Sbrigo le mie cose. Torno a casa".
...a volte "boicottare le multinazionali del petrolio" può essere anche piacevole...

PS:
1) tempo impiegato: poco più di un'ora
2) fiatone andata da 1 a 10: 1
3) sudore andata da 1 a 10: 1
4) fiatone ritorno da 1 a 10: 4
5) sudore ritorno da 1 a 10: 2

 

Abbiamo già parlato di Esso e Total. Oggi aggiungiamo alla lista dei benzinai sconsigliati due altre compagnie: la Shell e la "nostra" Agip. Ho fatto un po' di ricerche e sulle altre compagnie non ho trovato niente: non è poi tanto difficile escluderne quattro e fare benzina dalle altre...
La Shell prende il "suo" petrolio dalla Nigeria. La comunità Ogoni è la principale vittima di questa attività: le sue terre, le sue acque e la sua aria sono irrimediabilmente e mortalmente inquinati dagli stabilimenti Shell. Nel 1995 Ken Saro Wiwa e altri otto militanti per i diritti umani che si battevano contro lo sfruttamento della Shell sono stati condannati a morte e giustiziati.
Le repressioni continuano ancora oggi, e anche l'Agip è coinvolta: "presta elicotteri e navi all'esercito per operazioni di repressione all'interno delle comunità. Squadre paramilitari assoldate dalle compagnie petrolifere seminano il terrore nei villaggi". "Per quanto riguarda l'impatto ambientale, Agip è conosciuta come la peggiore delle compagnie petrolifere del delta del Niger" (per i dettagli Carta settimanale).
Le popolazioni del Delta del Niger non ricevono alcun beneficio dai profitti che la Shell fa grazie alle loro terre. La loro battaglia continua e continua anche la repressione feroce contro di loro.
Ogni tanto ci arriva la notizia che i guerriglieri hanno rapito qualche occidentale, sono stati rapiti anche italiani in quelle zone. L'intero nostro Paese era in apprensione per le sorti dei tecnici italiani nelle mani dei feroci guerriglieri...
Eppure la soluzione è semplice: basterebbe rispettare i diritti di quelle popolazioni, fare in modo che abbiano ciò che spetta loro, non lasciare che muoiano di fame e inquinamento mentre una multinazionale fa enormi profitti grazie alle loro risorse naturali.

Qui trovate un dettagliato rapporto di Amnesty International sulla situazione in Nigeria.
Sul sito Peacelink.it tutte le informazioni sulla campagna di boicottaggio della Shell.
Il web è pieno di informazioni su queste vicende. Su tutti vi segnalo il sito di Human Rights Watch e in particolare questo articolo.

 

Oggi parliamo di cioccolata, caramelle, latte per bambini, dolcetti squisiti, gustosi gelati... Parliamo di una multinazionale che da sempre sostiene alcuni fra i peggiori regimi del Mondo (il Sudafrica dell'Apartheid e oggi la Birmania) e fa uso indiscriminato di esperimenti sugli animali.
Parliamo della Nestlè, multinazionale svizzera che oggi detiene gran parte del mercato agroalimentare e che negli anni ha acquisito aziende anche in altri settori, come la cosmesi.
Sarà per redimersi dai suoi peccati che la Nestlè regala alle madri cilene o nigeriane il suo latte in polvere? Sarà per questo che la Nestlè fa dono del suo prezioso latte agli ospedali di tutto il Mondo? Niente affatto! Lo fa perché se una madre non inizia subito ad allattare il neonato perde il latte ed è costretta ad utilizzare quello in polvere: e a venderglielo ci pensa la Nestlè!
In Nigeria i bambini venivano allattati fino ai 4 anni, oggi nel 70% dei casi sono allattati fino ai 4 mesi. Spesso i bambini sono denutriti, anche perché le famiglie non hanno abbastanza soldi per comprare il latte e rispettare le dosi consigliate. D'altra parte, il latte materno è gratuito e molto più sano!
Il diffondersi del latte in polvere in molti Paesi in via di sviluppo è sono stato causato dal marketing irresponsabile di multinazionali come la Nestlè.


Secondo l'UNICEF, ogni anno muoiono un milione e mezzo di bambini perché non sono allattati al seno.


Si potrebbe continuare a lungo a descrivere i misfatti di Nestlè, ma vi rimando ai siti dedicati alla campagna di boicottaggio (italiano - inglese). Qui riporto un elenco dei principali prodotti Nestlè: sono tanti, ma se ci pensate bene nessuno è indispensabile e c'è sempre un'alternativa...
  • Caffè, tè, solubili: Nescafè, Orzoro, Nesquik, Cappuccino, Nestea

  • Dolci e caramelle: After Eight, KitKat, Galak, Lion, Alemagna, FruitJoy, Gran Dessert, Motta, Perugina, Polo, Smarties

  • Pasta e riso: Buitoni, Pezzullo, Curtiriso, Bella Napoli

  • Surgelati: Surgela, Mare fresco, Valle degli Orti

  • Gelati: Motta, Alemagna, Antica gelateria del corso, McDonald's McFlurry

  • Acqua: Acqua Vera, S. Bernardo, S. Antonio, S. Pellegrino, Perrier, Claudia, Panna, Pejo, Levissima, Lora recoaro

  • Soft drinks: One-O-One, Chinò, Aranciata S. Pellegrino, Acqua Brillante Recoaro, Beltè, Gingerino Recoaro, Nestea, Nestè, Sanbitter

  • Formaggi, latticini: Locatelli, Fiorello, Fruttolo, Formaggino Mio, LC1

  • Cibi per animali: Arthur's, Bakers, BETA, Bonio, Felix, Friskies, Go-Cat, Go-dog, Gourmet One, Pro Plan, Purina, Spiller's, Vital Balance, Winalot

  • Cioccolato: Perugina, Baci, Nestlè

  • Brodo: Maggi

  • Cosmetici: L'Oreal, Lancome, Garnier, Body Shop, Helena Rubenstein, Maybelline

  • Varie: Diger Seltz

 

Ieri sera ho visto un film: "Una scomoda verità", il documentario su Al Gore e la sua battaglia contro il riscaldamento globale che l'ha portato a vincere il Nobel per la Pace.
E' un film che consiglio a tutti, più che per lo scenario allarmante che descrive, per le possibili soluzioni che offre. Soluzioni che partono dai piccoli cambiamenti che ciascuno di noi può apportare alla sua vita quotidiana per ridurre al minimo il proprio impatto sul riscaldamento del pianeta, la cui principale causa è l'immissione nell'atmosfera di sostanze inquinanti (e in particolare diossido di carbonio).
Vi consiglio di visitare il sito dedicato alla campagna di Al Gore, e soprattutto la sezione "What you can do?", che contiene un elenco di semplici gesti per ridurre le proprie emissioni.

Fra questi c'è l'uso di energie rinnovabili. Ho fatto qualche ricerca in proposito e ho scoperto che, oltre a installare pannelli solari sul proprio tetto (il che consente un gran risparmio anche economico!), è possibile cambiare il proprio fornitore di energia elettrica.
E' molto semplice, non costa niente, non bisogna cambiare impianto né contatore e l'energia costa anche meno di quella dell'ENEL!!! Il servizio è offerto grazie a un gruppo di acquisto nato sul sito di Jacopo FO.
Per informazioni www.commercioetico.it.
Basta scaricare il modulo e lo si può spedire anche via mail.

 

Blog action day

Posted In: . By marco

Oggi è il "blog action day", a cui questo blog aderisce come potete vedere dal banner che da un po' di giorni campeggia in basso a destra.
Il tema è l'ambiente e tutto mi lascia supporre che il Nobel ad Al Gore richiami l'attenzione su questo tema di più di questo mio post... Però una breve riflessione provo a farla lo stesso.
Credo che a nessuno faccia piacere l'inquinamento dei fiumi e dei mari, respirare smog nelle città, avere discariche o inceneritori a pochi chilometri da casa ecc. Restando in linea con il "manifesto" di questo blog non starò qui a dilungarmi su quello che dovrebbe fare chi ha il potere (politico o economico che esso sia).
Dirò più semplicemente che ognuno di noi ha il suo "impatto ambientale" e che, quindi, ognuno di noi può fare qualcosa per ridurlo! In giro per il web si trovano indicazioni sul come farlo date da persone molto più competenti di me. Vi segnalo ad esempio questo sito in cui trovate delle guide sul rispetto dell'ambiente e sul risparmio energetico: www.cambieresti.org.

Un'iniziativa molto interessante che ho trovato in questi giorni riguarda gli aerei. Volare è uno dei modi di viaggiare più inquinanti. Spesso siamo costretti a farlo più che da una reale necessità, dalla nostra smania di fare tutto nel minor tempo possibile, tutto di corsa. E allora guardate su questo sito (in inglese) come si può viaggiare senza prendere l'aereo e come questo ci possa "aiutare a rimetterci in contatto con le persone e con i luoghi" intorno a noi.
www.lowflyzone.org

Vi inviterei ad usare lo spazio dei commenti per dare il vostro consiglio sulla "piccola cosa" che ognuno di noi può fare per ridurre il proprio impatto sull'ambiente e avere più rispetto del Mondo in cui viviamo.

 

STOP ESSO

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Se siete in auto e dovete fare benzina e, da bravi lettori di questo blog, non vi fermate a farla alla Total, non vi venga in mente di fermarvi alla Esso! Piuttosto restate a secco e proseguite a piedi. La Esso (o Exxon o Mobil) è oggetto di una campagna internazionale di boicottaggio, perché:

  • è una delle principali sostenitrici e beneficiarie dell'economia di guerra di Bush;
  • ha sempre cercato in ogni modo di sabotare i trattati sulla riduzione dei gas serra;
  • finanzia ricerche "scientifiche" che hanno come unico fine quello di sminuire la rilevanza dei cambiamenti climatici e sostiene gruppi che vengono pagati per essere scettici sulla gravità della situazione ambientale;
  • fa parte della lobby Arctic Power, che ha come obiettivo quello di consentire le trivellazioni nell'Arctic National Wildlife Refuge.

Sono rimasto colpito dalla scarsità di informazioni che si trovano in rete in italiano (o non sono stato io abbastanza bravo a cercarle?). Le informazioni più aggiornate risalgono al 2003. Ho anche scritto a Greenpeace Italia (una delle associazioni promotrici del boicottaggio) per saperne qualcosa in più.

In attesa di una risposta, vi segnalo qualche link in inglese:

 

Ancora sulla Birmania

Posted In: , . By marco

Torno brevemente a parlare del tema con cui ho aperto questo blog: la Birmania.
In un articolo apparso sul giornale inglese "The Guardian" e riportato da Internazionale di questa settimana, George Monbiot scrive:

Se, come me, avete assistito con sgomento alla repressione delle proteste chiedendovi cosa potevate fare, vi suggerisco di boicottare le imprese che hanno rapporti con la Birmania. Questo non basterà a far cadere il regime. Ma ridurrà le sue fonti di guadagno [...]

Trovate la versione originale dell'articolo sul sito del Guardian, con il titolo "If you want to support the monks, then call Gary Player to account".
La traduzione in italiano a pagina 23 di Internazionale n. 713 del 5/11 ottobre

Vi ricordo che le principali aziende con interessi in Birmania sono Total Oil, 3 Mobile, Lonely Planet.

 

A leggere il suo sito, la New Balance sembra una compagnia virtuosa: si vanta di produrre quasi il 50% in Occidente, di garantire diritti e buone condizioni di lavoro ai propri dipendenti, di rispettare l'ambiente, di promuovere iniziative di solidarietà.
In effetti, tutto ciò è vero per le sue fabbriche in Inghilterra e negli Stati Uniti. Ma non si può dire la stessa cosa delle aziende di cui si serve, ad esempio, in Cina.
Lo dimostra un rapporto di National Labor Committee e China Labor Watch, in cui si può leggere in quali condizioni vengono prodotte le scarpe New Balance presso la Li Kai (clicca qui per scaricare il rapporto con le foto):

  • discriminazioni di genere, razza, età, provenienza;
  • salari al di sotto dei limiti di sussistenza;
  • orari di lavoro massacranti, fino a 10 ore al giorno 6 giorni alla settimana;
  • straordinari obbligatori e non pagati;
  • pessime condizioni igieniche e donne costrette a fare la doccia di fronte agli uomini.
L'elenco potrebbe continuare con altri abusi, per cui vi rimando a questi link:
www.abitipuliti.org
www.coopamerica.org

Per concludere, fra le opere di "solidarietà" di New Balance non bisogna dimenticare gli 80'000 $ donati ai partiti americani durante le elezioni del 2006, il 95% dei quali sono finiti nelle tasche dei Repubblicani di Bush.

 

Dopo i primi post di notizie, credo sia il momento giusto per scrivere quello che di solito è il primo articolo di ogni blog, ovvero di rispondere alla domanda: perché?
Qualche tempo fa sono andato in un negozio e ho comprato un paio di scarpe di una nota marca (di cui magari parleremo in seguito). Nello sceglierle ho rigorosamente scartato alcune altre marche di cui sapevo per certo che sfruttano il lavoro minorile, non rispettano i diritti dei lavoratori o non hanno alcuna attenzione per l'ambiente.
Comprate le scarpe sono incappato per caso in un articolo in cui ho letto che la marca in questione non era molto diversa dalle sue concorrenti. Allora ho pensato che servirebbe uno spazio per consentire ai consumatori di fare una scelta consapevole quando acquistano un prodotto. Le notizie sul web si trovano: sarebbe utile raccoglierle e renderne il più facile possibile la fruizione. Lo scopo è certamente ambizioso, ma pian piano si può riuscire a raccogliere un bel po' di informazioni. Ecco com'è nata l'idea di "Comprare informati".
Ma veniamo al "perché?".
Non voglio perdermi in considerazioni "filosofiche" o argomentazioni socio-economiche. Mi limiterò a dire che credo che ognuno debba fare il suo piccolo sforzo per migliorare il Mondo in cui vive. E noi viviamo in un Mondo in cui ognuno di noi è, fra le altre cose, un consumatore: compriamo scarpe, vestiti, cibo, medicine, cellulari... siamo clienti di banche, assicurazioni, società di telefonia...
Allora ognuno di noi può, nel suo piccolo, orientare il mercato e fare in modo di farci entrare i propri valori. Perché il mercato, di per sé, è orientato al profitto e non certo all'etica. Ma se i consumatori che ne fanno parte preferiscono i prodotti realizzati nel rispetto dei diritti dell'uomo, dei bambini, dell'ambiente ecc. allora ci si può aspettare che le aziende stesse rivolgano una maggiore attenzione all'aspetto etico del loro modo di produrre.
Spero di essere stato chiaro nell'esporre questo obiettivo "di lungo termine", così come penso di esserlo nel dire che l'obiettivo di breve periodo è molto più semplice: mantenere pulita la propria coscienza!
Vi lascio con le parole di Tiziano Terzani, tratte dal bel documentario "Il kamikaze della pace".

 

Cosa fareste se una casa farmaceutica, approfittando di un'epidemia, sperimentasse su vostro figlio un farmaco, lo usasse come cavia? Cosa fareste se a causa di questi esperimenti vostro figlio poi morisse o subisse malformazioni, danni cerebrali, cecità, paralisi?
Comprereste i prodotti di quella casa farmaceutica?
Beh, è esattamente quello che ha fatto la Pfizer (o meglio "avrebbe fatto", perché il processo è ancora in corso).
Nel 1996, durante un'epidemia di meningite in Nigeria, la Pfizer (evidentemente ispirata dal suo slogan "una vita al servizio della vita") avrebbe utilizzato 200 bambini come cavie di un medicinale, fino ad allora sperimentato solo sui maiali. Risultato: 18 bambini morti, 182 con danni fisici e cerebrali irreversibili.
Eccovi un elenco dei più noti prodotti di questa nobile azienda:
Actidue - Actigrip - Actifed
Fargan
Cicatrene
Listerine (colluttori)
Reactine
Nicorette
Visine
Supposte Carlo Erba
Mylicon

Un paio di link per approfondire la vicenda:
www.dica33.it
Google

Ringrazio Lucia F. per la segnalazione

 

Continuando le ricerche su Timberland, ho trovato qualche informazione in più.
In un articolo di Federico Rampini del 19 maggio 2005 venivano rivelati i retroscena della produzione di Timberland in Cina, dove la Kingmaker Footwear produceva scarpe per conto della multinazionale americana sfruttando il lavoro minorile (clicca qui per leggere l'articolo)
Oggi la Kingmaker non compare più nell'elenco delle fabbriche fornito da Timberland, dove però c'è ancora un'altra ditta, la Pou Yuen, i cui abusi sono stati documentati (almeno fino al 2005).
Riporto anche questo post dal sito blogeko.info

"30.01.2006 - La scorsa primavera Timberland, la famosa multinazionale delle calzature, è stata al centro di un'accesa polemica legata allo sfruttamento del lavoro minorile e alla violazione dei diritti dei lavoratori in Cina. Il fatto riguardava la fabbricazione di scarpe vendute in Europa al prezzo di 150 euro, per confezionare le quali ragazzini di 14 anni guadagnavano 45 centesimi al giorno, lavorando quotidianamente circa 16 ore in condizioni al limite della sopravvivenza. La vicenda coinvolgeva anche altre multinazionali delle scarpe, tra cui la tedesca Puma, ed era venuta alla luce grazie alle denunce di alcuni operai.
Ora Timberland sembra aver fatto un passo indietro: pochi giorni fa infatti si è presentata in veste rinnovata annunciando le sue nuove confezioni di scarpe in fibra 100% riciclata e stampate con inchiostro di soia. Inoltre su ogni scatola ci saranno indicazioni relative all'impatto ambientale e sociale del prodotto con delucidazioni sul luogo di fabbricazione. Comunque oggigiorno circa tre quarti della produzione Timberland ha luogo in Cina e in Vietnam, paesi dove chi viene sorpreso a sfruttare il lavoro minorile è punito con un'irrisoria multa di 1000 euro. Attualmente la Commissione Europea sta prendendo in esame la possibilità di regolamentare l'importazione di prodotti da questi paesi." (fonte www.blogeko.info)

 

Timberland

Posted In: , . By marco

Passeggiando per le vie del centro, ho notato le scritte "ambientaliste" sulla vetrina della Timberland. Ho pensato allora di fare qualche ricerca e di scoprire se davvero questa multinazionale si comporta bene.
Ecco i risultati delle mie ricerche sul web, che sembrano confermare le apparenze.
Timberland:

  • Ha stabilimenti in molti Paesi, fra cui anche alcuni in cui i diritti dei lavoratori non sono garantiti (Cina, Vietnam, Thailandia...);
  • Dichiara di non fare ricorso al lavoro minorile e lo indica anche nelle etichette delle sue scarpe;
  • Garantisce che i propri luoghi di lavoro sono salubri, giusti e non discriminanti e consente ai propri dipendenti di impiegare 40 ore retribuite all'anno in attività di volontariato;
  • Si mostra particolarmente attenta alle tematiche ambientaliste, indica nelle etichette l'impatto ambientale dei propri prodotti e si pone specifici obiettivi per la riduzione dei gas serra;
  • Nel 2005, a seguito della campagna della PETA (People for the Ethical Treatmen of Animal) contro la lana australiana a causa dei maltrattamenti subiti dalle pecore, Timberland ha smesso di importare lana dall'Australia.
  • Risulta attiva una sola campagna di boicottaggio contro Timberland, lanciata da movimenti di solidarietà alla Palestina, in quanto la compagnia (di proprietà di un ebreo americano definito sionista dai sostenitori del boicottaggio) ha interessi in Israele.

 

TOTALitarian OIL

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La TOTAL Oil è la quarta compagnia petrolifera al Mondo e uno dei maggiori investitori in Birmania. Fa parte di una joint venture con la dittatura birmana nel progetto "Yadana gas" nel sud della Birmania. Il progetto rende al regime centinaia di milioni di dollari all'anno.
Aung San Suu Kyi, leader del movimento per la democrazia in Birmania, ha definito la TOTAL "la più grande sostenitrice del regime militare".
Quella contro la TOTAL è la più grande campagna internazionale mai organizzata contro una compagnia con interessi in Birmania.
Per sostenere la campagna (oltre a non fare benzina alla TOTAL) potete cliccare qui.