A leggere il suo sito, la New Balance sembra una compagnia virtuosa: si vanta di produrre quasi il 50% in Occidente, di garantire diritti e buone condizioni di lavoro ai propri dipendenti, di rispettare l'ambiente, di promuovere iniziative di solidarietà.
In effetti, tutto ciò è vero per le sue fabbriche in Inghilterra e negli Stati Uniti. Ma non si può dire la stessa cosa delle aziende di cui si serve, ad esempio, in Cina.
Lo dimostra un rapporto di National Labor Committee e China Labor Watch, in cui si può leggere in quali condizioni vengono prodotte le scarpe New Balance presso la Li Kai (clicca qui per scaricare il rapporto con le foto):

  • discriminazioni di genere, razza, età, provenienza;
  • salari al di sotto dei limiti di sussistenza;
  • orari di lavoro massacranti, fino a 10 ore al giorno 6 giorni alla settimana;
  • straordinari obbligatori e non pagati;
  • pessime condizioni igieniche e donne costrette a fare la doccia di fronte agli uomini.
L'elenco potrebbe continuare con altri abusi, per cui vi rimando a questi link:
www.abitipuliti.org
www.coopamerica.org

Per concludere, fra le opere di "solidarietà" di New Balance non bisogna dimenticare gli 80'000 $ donati ai partiti americani durante le elezioni del 2006, il 95% dei quali sono finiti nelle tasche dei Repubblicani di Bush.